Kou Gallery inizia con questa mostra collettiva una serie di eventi espositivi ideati per far conoscere al pubblico romano, e non solo, questo mondo affascinante in bilico tra il linguaggio della modernità e i legami con la tradizione mettendo a confronto artisti di vari continenti e indicando come sottolinea il titolo del ciclo le “Relazioni nomadi dell’arte”.
Tra nuova figurazione, linguaggi sperimentali o astrazione, elementi comuni sono sempre un’attenta osservazione della società in evoluzione del loro continente e una esplosione di vita che rendono la mostra un’esperienza dei sensi. L’arte contemporanea sempre più spesso ricerca una precisa integrazione con il territorio, sia inteso come ambiente sia inteso come relazioni umane, che la pone inevitabilmente in confronto con il suo contesto visivo. Il visibile si impone chiaramente per quello che è, non per quello che rappresenta, e l’artista con il suo lavoro affronta con procedimenti desacralizzanti o artificiali il superamento del doppio gioco della realtà o della fantasia. Rifletta sull’interesse crescente e contemplativo o addirittura partecipativo dell’osservatore con un significato e un contenuto che sono una sfida alla sua spontaneità creativa. Crea così, un dialogo tra geografie fisiche e interiori, tra tensioni sociali e tensioni creative, senza tralasciare in alcun modo l’assimilazione di comportamenti di un territorio che sta fuori di noi e della nostra cultura originale, in altri luoghi, che noi fatichiamo a considerare nostri, proprio per l’incapacità di viverli qui e ora come elemento recepito e decodificato. Nello scenario imponente di una nuova idea creativa, le opere degli artisti contemporanei hanno un risalto particolare in quanto estranee spesso agli ambienti, generando un conflitto visivo apparente che allo stesso tempo ci porta ad un effetto di amalgama temporale che ci trasporta fuori dal tempo. Come scrive Mircea Eliade, “L’istituzione di uno spazio sacro dove si rivive nel presente una scena mitica fuori dal tempo, è la risposta archetipica dell’uomo al suo terrore della storia, del divenire e della dissoluzione nella molteplicità”. L’eterno ritorno allo stesso ambito cognitivo sicuro, sia come esorcismo all’universo palpitante che gli artisti invocano e celebrano, sia come rifugio davanti al passo vertiginoso di una marea universale, fanno sembrare quello spazio più vicino e riconoscibile alla nostra ineffabile umanità.
Questa sintesi temporale è il motivo per il quale le opere scelte per questa esperienza visiva sono tutte appositamente scelte per delineare un viaggio culturale avventuroso e sorprendente in cui la giustapposizione di punti di vista, a volte radicalmente diversi, riesce a svelare la trama di una narrazione polifonica, un’eco del mondo a venire come risultante della intersezione dei vettori del passato più prezioso con quelli della contemporaneità.