E allora mi prende un’altra vertigine, quella del dettaglio del dettaglio del dettaglio, vengo risucchiato dall’infinitamente piccolo, come prima mi disperdevo nell’infinitamente vasto
Italo Calvino “Lezioni americane”
Non è un caso che all'inizio della loro avventura creativa, molti artisti abbiano basato il loro lavoro ricercando un'arte equilibrata e universale, pensandola come un mezzo per ottenere un'armonia che si adatta alla realtà. Tanto che non è raro, al di là degli schemi formali che caratterizzano la loro ricerca creativa, scoprirne la vena poetica, la vera essenza totale, in cui la sensibilità è canalizzata attraverso una ponderazione intelligente e ordinata che distribuisce i diversi elementi contenuti nell’opera e che ne compongono l'immaginario visivo. L’opera rappresenta quindi per l’artista un momento sperimentale e spontaneo dell’ideazione creativa, dove testimonia in modo evidente il formarsi dell’immagine, l’orizzonte come scrittura che uscendo dall’inconscio diventa pensiero visivo. In questo ambito nasce questo ciclo di opere fotografiche di Lilyana Karadjova dal titolo di "Metamorfosi dell’orizzone" (metamorphosis of the horizon) che si presentano nella sua prima mostra personale in Italia. Questi lavori esprimono interamente il senso di una essenzialità visiva e spontanea, ma strutturalmente legata alla sua visione della natura e all’infinito orizzonte della vita. Nel formulare le sue opere ha appreso il sentimento palpitante della luce, una luce sospesa tra terra e cielo, fra linee che si confondono nella prospettiva. Componendo visioni in cui le linee degli orizzonti, a metà fra il richiamo naturalistico e una griglia geometrica in funzione rigorosamente compositiva esaltano la distribuzione cromatica. Queste fotografie o meglio “composizioni fotografiche” con una complicata manipolazione tecnica e concettuale esplorano i confini dei limiti della fotografia, che può essere interrotta o fusa attraverso diverse tecniche di esposizione. Lavori composti da i tradizionali fotogrammi 24x36mm che corrono lungo la lunghezza di una pellicola da 35 mm, in cui l'attenzione è attirata dalle sottili linee verticali che dividono i fotogrammi, che appaiono come strette porzioni 24x2mm traducendo il concetto che queste righe possano essere contemplate sull'analogia dell'idea di leggere tra le righe in un testo. Ma sono l’evidenza che l'orizzonte è concepito come un'entità dinamica, incostante, che cambia la sua visibilità e diventa soggetto a trasformazione. Questa visione viene presentata in diversi momenti della giornata, durante i quali la visibilità cambia e mette quindi in discussione la percezione stabile dell’orizzonte come eternal linea orizzontale. Da qui l’artista scattando esposizioni multiple cerca di ottenere uno spazio totale dell'inquadratura in cui le linee della prospettiva e quelle che separano le inquadrature costruiscono una composizione geometrica, in cui elementi orizzontali e verticali si uniscono e interferiscono in nuovi oggetti con direzioni versatili. Consentendo così in un secondo approccio l’ingresso di nuovi elementi dallo spazio aereo alla terra. Si mette quindi in scena la contraddizione dell’immaginario visivo favorendone una lettura diversa a seconda dell’ampiezza spaziale, che risolve la superficie attraverso i toni, e le suggestioni della cromia che esaltano l’ebbrezza pura e tagliente dell’infinito. «l’Arte è un passo dalla natura all’infinito» Gibran Jalil Gibran. Ecco, allora, che questo vissuto, assumerà la cifra di passato e futuro, ciò che è sempre stato e ciò che sarà; abbandono in un tempo sospeso senza più principio né fine. In una sola parola: la bellezza.
Il Progetto è realizzato con la collaborazione del Fondo Nazionale per la Cultura della Bulgaria e del Programma Cultura del Comune di Sofia.