Nel percorso di Pyros, dove il fuoco è insieme memoria, distruzione e rinascita, il live painting presentato da Kou Gallery e Kickit diventa un momento per entrare davvero dentro il processo creativo di Patrick Eduardo. Se le dodici tele della mostra raccontano un viaggio che va dal buio ai colori più accesi, dall’ordine rigoroso dei cerchi concentrici alle improvvise esplosioni di luce, il live painting porta questo racconto nel presente, trasformandolo in un gesto vivo, immediato, quasi fisico.
Veder lavorare Eduardo significa osservare da vicino quel passaggio che nelle opere finite appare solo come risultato. Significa accorgersi di come il nero opaco lasci spazio ai pigmenti fluorescenti, di come le “X”, gli errori di connessione, diventino parte di una metamorfosi, di come i simboli alchemici, le velature e i contrasti si formino mentre la mano dell’artista li attraversa. È un processo che non ha nulla di spettacolare nel senso tradizionale del termine, e che tuttavia trattiene lo sguardo: è la pittura che si accende, avanza, cambia direzione, si corregge, si incendia e si placa.
La mostra racconta già molto di questo percorso. Error Connection recupera la memoria di un linguaggio che ha accompagnato Eduardo per anni, Present Illusion mostra la transizione verso una nuova fase, The Fire of the Moon and Sun mette in scena lo scontro tra la maturità e l’adolescenza del suo segno, Luminescence segna la vittoria definitiva del colore sul buio, e Chirographum 1853 chiude il cerchio intrecciando storia, simbolo e rinascita.
Il live painting si inserisce proprio qui: non come tredicesima opera, ma come spazio in cui tutto questo processo torna a essere aperto, fragile, esposto al tempo e alla presenza dello spettatore. È un modo per vedere come un segno prende forma, come un colore chiama il successivo, come un errore diventa una direzione, come un gesto precisa e poi smentisce ciò che sembrava deciso.
Il confine tra performance e street art, che da sempre attraversa il lavoro di Eduardo, si fa allora evidente: c’è l’energia immediata della strada, la libertà di lasciare che la pittura respiri e si sporchi, e c’è allo stesso tempo la costruzione attenta che caratterizza il suo linguaggio più recente.
Il live painting diventa così un momento di condivisione, una finestra sul “durante”, su quella fase in cui le immagini non sono ancora definite ma contengono già tutto ciò che diventeranno. È un modo diverso di incontrare l’artista e il suo mondo, non attraverso un’opera compiuta, ma attraverso un processo che si accende davanti agli occhi, proprio come il fuoco che dà nome alla mostra.