Salvatore Pulvirenti è nato a Paternò (Catania) nel 1948.
Ha studiato all’Istituto d’Arte di Catania e all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Il suo lavoro iniziale è stato contraddistinto da una fase astratta che si può collocare tra il 1969, anno della sua prima mostra collettiva catanese, e il 1979, anno della sua mostra personale presso il centro Skema di Roma, dove era presentata una serie di opere sospese tra l’astrazione e il concettualismo, in cui predominava l’elemento geometrico-costruttivo.Pulvirenti ha tenuto la sua prima mostra personale in Giappone nel 1973 – Tokyo, Himesi Gallery – paese con cui mantiene uno stretto rapporto che dura tuttora. Nel 1975 ha partecipato alla Quadriennale di Roma. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta Pulvirenti si è diretto verso la pittura d’immagine, realizzando una serie di opere che dal 1984 al 1990 sono state esposte tra l’Italia e il Giappone. In questa fase Pulvirenti ha realizzato opere contraddistinte da una pittura di forte impatto materico, ispirata in qualche modo al modello dechirichiano, dove erano già presenti quegli elementi di mistero e quei richiami alla memoria dell’infanzia che diventeranno delle caratteristiche costanti del lavoro dell’artista.
Tra il 1991 e il 1993 Pulvirenti ha tenuto due importanti mostre personali a Roma: Giochi di Luna, giochi di sole presso l’Associazione culturale Il Polittico. Nella prima di queste mostre il lavoro dell’artista era diretto ad una sovrapposizione di elementi fissi, quasi delle figure simboliche del vissuto del pittore, collocati in uno spazio astratto riempito solo dalla luce diurna e notturna. Le opere della seconda mostra mostravano invece la presenza di un dialogo tra interni e paesaggio, dove le nature morte (dove ancora si manifestava il senso della memoria dell’infanzia) erano arricchite da un senso di enigma e dove i quadri dipinti nel quadro aprivano verso una molteplicità di possibilità visive, che sembravano costituire quasi il percorso simbolico della pista cifrata di un rebus.
Nelle opere delle sue personali più recenti (I fiori dell’infanzia, 1998, ass. culturale Maniero; Geometrie delle memorie, 1999, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università di Roma “La Sapienza”)
Pulvirenti ha unito al proprio vissuto “siciliano” le tracce delle sue esperienze giapponesi, cercando ispirazione nella razionalità dell’architettura nipponica e nell’essenzialità dell’ikebana e riunendo questi elementi eterogenei attraverso una griglia geometrica (un ricordo della sua esperienza astratta) da cui sono legate tutte le immagini che si sovrappongono sulla superficie del dipinto come su uno schermo televisivo o di sul monitor di un computer.