Di fronte alle opere presentate da Robin Clerici a Spazio Menexa l’osservatore s’interroga su quale sia il vero soggetto dei quadri, l’immagine dei personaggi visti dall’alto è in primo piano, ma sono più importanti i soggetti o le loro ombre? La rappresentazione dall’alto viene accompagnata dalla presenza delle ombre degli individui e ci si interroga sul perché queste persone siano in quel posto e cosa stiano facendo, in un atmosfera di rarefazione e di sospensione dove si coglie l’individualità dei personaggi un gruppo si amalgama attraverso le ombre che prendendo vita assumono una loro specifica identità. Le ombre sembrerebbero dialogare tra loro e diventano il soggetto dominante, quasi ad indicare che sotto l’apparente indifferenza degli individui si crea un collegamento di altra natura che nasce tra le anime delle persone.
Sorge spontanea una riflessione sull’invisibile, esiste una collocazione geometrica precisa che potrebbe svelare il significato recondito dell’opera e che è stato volutamente nascosto, ed anche la volontà di contrapposizione dei due quadri esposti più grandi; una disposizione circolare ed una lineare che avvalorano le molteplici possibilità relazionali tra gli individui e che ci riconducono allo stesso isolamento proprio, solo le ombre s’incontrano in una molteplicità di rapporti e collegamenti. Viene interpretata la definizione di cerchio che è il simbolo della compiutezza e dell’unione, e di linea retta che ha il significato di ordine, di parità, di schieramento; le ombre che sono in primo piano seguono l’ordinamento geometrico ma ne stravolgono il significato minimizzando l’importanza della disposizione e creando una mescolanza relazionale. Negli altri dipinti l’artista indaga l’individualità delle persone, il trittico “W 54st.” raffigura l’andamento dei passanti in una strada di New York che camminano individualmente dove non c’è commistione e nessun rapporto, sono persone che hanno bisogni e obiettivi accompagnati dalle proprie ombre; in questo caso l’ombra è quel che di noi non può essere risolto in valore collettivo, essa indica la vera individualità e corrispondenza.
La materia densa spalmata sulla tela dona ai dipinti la pesantezza che serve ad influenzare lo sguardo per dare il senso della sospensione in un luogo irreale ed in un tempo impreciso; i colori sono variati rispetto ai suoi lavori precedenti, c’è una tendenza allo schiarimento dei toni che enfatizza ciò che dovrebbe essere complementare al disegno che invece non è per il suo significato, le ombre infatti spiccano ben delineate come ulteriori personaggi sovrastando il peso della materia. La sensazione di poter fermare il tempo, il passaggio tra il passato ed il futuro, è un importante ulteriore elemento che l’artista riesce a realizzare nelle sue opere, viene così eliminata a favore del significato concettuale la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi, ci si ritrova spogli di distrazioni a dover considerare l’essenzialità dell’esistenza individuale e collettiva.
L’elegante lavoro di Robin Clerici ha una forza evocativa che arriva attraverso la fisicità sottile dei suoi personaggi e la solitudine determinata dal luogo desolato in cui si trovano, il peso e la concretezza della pittura materica ci tiene sospesi in un tempo indeterminato trasmettendo una leggera tensione emotiva e meditativa.