Come nell’analisi curatora dell’opera della precedente artista (Guendalina Urbani, la quale ricordo ha scelto l’artista in mostra oggi, Andrea Frosolini), anche in questo caso vorrei scindere due distinte caratteristiche dell’opera di Frosolini. La prima e più importante, alla quale dedicherò maggiore spazio, è la capacità di accrescimento emozionale-vitale che ognuno dei singoli tondi esercita su di noi, sul fruitore. La seconda è invece un’analisi delle sfumature concettuali e realizzative dell’opera, come ad esempio il paradosso, che sarà poi risolto, di una realizzazione di un quadro astratto e nello stesso tempo figurativo. Nonostante quest’ultime sono nozioni certamente interessanti e importanti al fine di una comprensione approfondita di un opera d’arte, ciò su cui devo necessariamente concentrare l’analisi curatora, come ho detto prima, è in primis la capacità di vivificazione nel fruitore, termine che sarà più chiaro in seguito. Ciò può avvenire in molteplici modi, tra cui, come in questo caso, la stimolazione sensoriale. Docili ma intense pennellate di colore caldo e avvolgente definiscono sensazioni sulla tavola lignea. Subito colpiscono le papille gustative le corpose chiazze, e ne sentiamo tutta la dolce violenza, l’assaporiamo. E poi, contemporaneamente la vaporosa consistenza dello sfumato invade il nostro olfatto. E sembra di poter palpare e stringere tra le mani quei corpi lividi che l’artista consciamente ritrae, e sottilmente ci fa intuire. In un crescendo emotivo sensoriale incalzante che porta all’estatica impressione di aver risolto un enigma, di essere vivi, di essere emozione pura. Quelli che noi inizialmente vediamo come pitture astratte si configurano poi inconsciamente, tramite tutti gli stimoli sensoriali che ho descritto, in veri e propri corpi lividi. Perché è così, quello che Frosolini avrebbe potuto spiattellarci davanti come un iper-realistico dipinto di lividi, ce lo propone nascosto, ci sfida a percerpirlo tramite un intuizione sensitiva. Ed ecco il paradosso astratto-figurativo di cui parlavo prima. Un opera che si propone come astratta, viene in realtà percepita come figurativa tramite la semplice intuizione sensitiva ed emotiva. Tutto ciò che serve per osservare questa mostra, è abbandonarsi.
Giovanni Damiani