In questa quarta occasione il design della “casa base” l’accostamento delle opere nei vari ambienti non è casuale ma rinnova il gioco dello sguardo di chi vive l’ambiente.
Nella “sala riunioni” le opere di Sonia Viccaro incanalano tutta una concezione del mondo basata sul ritorno a essenze primitive, ad una etica di semplicità e respingimento dell’eccesso, su una condotta creativa che da il primo posto all’intuizione; ad un processo di sviluppo incosciente, superando la pianificazione riflessiva, estrinseca e frammentaria rispetto “all’idea” centrale.
Nell'ingresso i paesaggi di Silvana Chiozza riflettono sempre in un ritmo ordinato della natura, cercando sorprendenti sintesi, tanto nella strutturazione della forma, come nella pulizia e chiarezza della pennellata. Dove un altissimo senso del colore in sé e per sé che addensa e elabora con inesausta tensione emotiva. Ma nel contempo non si sente mai sganciato dalla verità percettiva e dalla conseguente visione del concreto, per cui il suo essere, a volte, astrattista significa piuttosto un modo generale di avvicinamento alla realtà.
Nelle zone "Living" e “Notte le opere di A.T Anghelopoulos ci portano in un mondo visivo in cui l’interazione di materia, colore e luce inserite nelle sue opere ridefiniscono diverse gestioni dello spazio tra apertura e chiusura. Restituendo un viaggio in cui recuperare i luoghi fisici e metafisici della mente con cui riscoprire l’ascolto di sé tra presenza e assenza, visibile e invisibile ci consegnano la lettura di una visione infinita. Nelle sue opere in cui si susseguono segni fitti e armoniosi, squarci densi di chiarori, aprono ad un nuovo sguardo sul mondo dove cogliere al di là di quella linea di confine tra materia e spirito, una ritrovata armonia in relazione al proprio essere in questo tempo dove seguire e vivere ogni sfumatura emozionale senza timore.