Con un recente passato dedicato all’apprendimento di raffinate tecniche decorative, seguito da uno stage come decoratrice di scenografie teatrali, Costanza Alvarez de Castro affronta la pittura da cavalletto da una prospettiva diametralmente opposta: la quasi assenza di sfondo. Che si tratti di un ritratto, della rappresentazione di un frutto o di un animale, lo sfondo è semplicemente neutro: non asetticamente neutro, né simbolicamente neutro, e neanche storicamente neutro, come i ‘tenebrosi’ sfondi Caravaggeschi alle cui interpretazioni realistiche Costanza si avvicina con spirito moderno. Lo sfondo dei dipinti di Costanza avvolge, incamera, sostiene e mantiene vivi i soggetti rappresentati, elevandoli a icone contemporanee, destrutturandoli da ogni situazione ambientale per esaltarne gli aspetti vitali, pulsanti.
Chi conosce la Storia dell’Arte potrebbe essere tentato ad associare lo stile di alcuni suoi dipinti a un particolare ambiente cronologico o stilistico: La Natura Morta cinquecentesca fiamminga o lombarda, la ritrattistica neoclassica o del primo novecento, la metafisica contemporanea. Tuttavia i suoi soggetti emergono al di fuori di questi ambienti, pur rimanendone in qualche modo legati.
Del legame con l’antico Costanza mantiene la tecnica della pittura a olio, che adatta sapientemente attraverso una ricerca continua degli effetti. La scelta di dipingere a olio non è una scelta scontata. La materia di questa tecnica è complessa nella sua lavorazione, fatta di strati sovrapposti, velature, tempi di essicazione lenti e modi di stesura diversi che permettono sfumature, giochi di opacità e nitidezza cui l’occhio contemporaneo non è quasi più abituato; complessità cui l'artista dona sapientemente nuove possibilità, avvalendosi di una tecnica antica in chiave contemporanea, pur rispettando, con abilità e umiltà, le sue lavorazioni lente e complicate.
I suoi soggetti sono simultaneamente astratti e realistici, immortalati in un ambiente senza tempo e senza spazio reale, eppure molto tangibili nella loro fisicità e nei dettagli di ogni particolare: la luminosità di un melograno, l’espressione di un volto, la morbidezza del manto di una lepre. Dettagli non facili da eseguire a olio, soprattutto se si vuole interpretare questa tecnica allontanandosi da esempi del passato. Nei suoi ritratti si coglie un aspetto fresco, immediato e senza tempo, anche quando le persone indossano abiti contemporanei. La frutta e gli animali sono rappresentati in maniera quasi iperrealista, ma senza quell’effetto fotografico che distingue tali opere.
Tutt’altra direzione prende la serie recente di dipinti intitolati “Foreste pluviali”: in queste tele prevale lo sfondo, che fa al contempo da scenografia e da soggetto. Non è facile coniugare questi due termini in un’opera che vuole essere sia rappresentativa di un momento caro all’artista, dunque soggetto, che paesaggio naturalistico, dunque in qualche modo una scenografia naturale. Questi dipinti si pongono come opere in cui i soggetti fisici dei dipinti precedenti sono confusi in mezzo alla natura o addirittura assenti, e la maniera in cui è rappresentato il paesaggio, vuole illustrare non solo un soggetto naturalistico, ma anche un particolare “pezzo” di anima dell’artista, denotando una scelta volontaria di confondere e allo stesso tempo elevare a nuovo soggetto lo sfondo.
La grande qualità dei dipinti di Costanza sta nel sapere combinare l’accurata finezza dei dettagli con la solidità delle sue figure, eseguite con una materia pastosa e allo stesso tempo limpida e cristallina, indice di una tecnica raffinata ma sempre alla ricerca di nuove soluzioni.
Christina Underhill Danielli