Marforio: È vero che i francesi sono tutti ladri?
Pasquino: Tutti no, ma BonaParte!
Proporre a Roma una riflessione sulla resistenza non può prescindere dal considerare la centralità del potere che la città accoglie e rappresenta. Anche in questo senso i blitz di Iginio de Luca vanno osservati, collocandosi appieno nella tradizione romanesca dello sfottò e del dissacrante attacco al potere che va dalle statue parlanti a Petrolini.
Come erede di Pasquino, de Luca si aggira nella città per colpire i potenti mettendoli a nudo, lasciando traccia del suo passaggio attraverso un ironico ritratto della Chiesa e della classe politica italiana. Duplice è l’atto di resistenza: il messaggio e l’azione di cui Iginio è protagonista. Il suo approccio disincantato sovverte l’illusorietà della comunicazione politica, consapevole che “la sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini” (Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte, Adelphi, Milano 1988). E così l’artista,
mutatis mutandis, agisce come un contemporaneo Robin Hood o Zorro, un eroe non del tutto mascherato i cui interventi urbani esprimono un’assunzione di responsabilità - pur nel gusto per il gioco - di contro evidenziando il carattere troppo spesso affidatario (anche nella protesta) dell’italiano medio.
L’artista si presenta come vettore di resistenza, in una partecipazione attiva alla scena politica del Paese che non è l’attivismo propagandista dei muralisti, ma neanche la pura guerriglia della street art, seppure a questa possano trovarsi riferimenti, come afferma Franco Speroni (VisualizzAzioni, Livello4, Roma 2012). La sua partecipazione è fatta di un dialogo aperto con la cronaca politica, di reazioni pianificate a dichiarazioni e fatti di palazzo o di partito. E così Farsa Italia, blitz aereo realizzato il 13 ottobre 2011 sul Grande Raccordo Anulare di Roma, viene riproposto in forma espositiva alla fine del 2012 in coincidenza con l’ennesima campagna mediatica di Berlusconi, intenzionato a ricandidarsi alle elezioni 2013.
È evidente la rinnovata attualità del gioco di parole sulla vecchia bandiera di Forza Italia tirata dall’aereo, che è espressione di una farsa generalizzata e consolidata. Così, dopo il raid - proposto in un video dal montaggio serrato e dal sonoro incalzante, adatto alle incursioni di un “vendicatore solitario” - la bandiera in mostra diventa un cimelio, un bottino di guerra. Dopo aver sventolato sui cieli di Roma, immortalata al tramonto in un’immagine da cartolina gigante, si espone arrotolata perché solo ne emerga il tricolore: quasi un segno di momentanea conquista.