Kou Gallery presenta “Altro da sé”, mostra personale di Niccolò Fornari, in occasione della quale si è voluta concentrare l’attenzione su una serie di lavori che intrecciano la produzione pittorica con quella testuale, frutto di una ricerca espressiva dal carattere fortemente introspettivo che l’artista porta avanti dal 2019.
All’interno della galleria si propone un viaggio nei meandri della mente di Fornari, attraverso pensieri e stati umorali dell’artista, che svelano le sue oscillazioni psicologiche più intime.
La realizzazione delle opere nasce da un processo di immedesimazione intensa: l’artista intraprende una lotta silenziosa e graduale con la tela, affinché restituisca quelli che lui ama definire gli “andamenti”, i movimenti interiori che sente emergere da sé, in una continua alternanza tra eccesso e immobilità, impulso e controllo, istinto e raziocinio.
Un’esperienza che lui stesso descrive come l’attraversamento di un campo minato, in cui tenta strenuamente di “affievolire il disagio psicologico con un tubetto di acrilico”.
Le opere in mostra assumono così la forma di veri e propri archivi della memoria: lettere indirizzate a sé stesso per sfogarsi, lasciare impressi dei ricordi, elaborare sensazioni, interrogarsi. Come se fossero state scritte nel tentativo di instaurare un dialogo con sé stesso, o con qualcuno identificato come un altro da sé.
Spesso focalizza l’attenzione sulla tematica dell’errore e sulla sua importanza, in un costante tentativo di migliorarsi.
Talvolta si sprona da solo a non subire influenze, siano esse mentali, sociali o culturali per non rischiare di vedere solo ciò che si vuole, o ciò che si è abituati a vedere.
Esterna le sue emozioni, si stupisce di provarle, ne gioisce.
Porta avanti una sperimentazione radicale, lasciandosi assorbire completamente, spinto dal bisogno di comprendersi.
Rifacendosi a costrutti di matrice architettonica, regola l’aspetto strutturale dell’opera con il segno nero, mentre sviluppa l’aspetto ornamentale con il colore, con una netta predilezione per i colori primari puri, che apportano all’opera l’aspetto luminoso e vibrante.
In alcune opere la componente testuale è realizzata con un inchiostro per bozze grafiche a base alcolica, che a contatto con il fissativo è destinato ad evaporare, alcune infatti presentano già la patina di sbiadimento che ne suggerisce la natura peritura; diversamente la componente pittorica è stata impressa sulla tela con il fissativo.
Un segno che l’artista traccia con il proprio gesto, che si rivela talvolta più rapido e nervoso, talvolta cadenzato e uniforme, ma sempre riconducibile ad un’azione che non è progettata nè avventata: si compie attraverso un graduale accumularsi e raffinarsi dell’esperienza nel corso del fare.